Oscar Di Montigny: “L’entusiasmo è la qualità di cui abbiamo più bisogno sul pianeta”

Per introdurvi il prossimo protagonista delle storie del mio blog “Una mamma per reporter” voglio partire da una domanda:

Chi sono per voi i nuovi eroi? Esistono ancora delle persone che percepite come modelli da seguire o da cui imparare?

Degli eroi sono stati da sempre, per me, i miei genitori, che hanno lasciato la propria terra d’origine per lavorare, che ci hanno cresciuti senza la presenza dei nonni (vedo con mio figlio quanto questa presenza possa essere fondamentale), che ci hanno trasmesso la voglia di raggiungere i nostri obiettivi senza calpestare gli altri, il non sentirci mai arrivati, la necessità di portare rispetto a tutti, in primis ai parigrado, andare avanti con le proprie gambe e, soprattutto, studiare, studiare molto. “Su quello non si transige”, mi hanno sempre detto, ricordando le difficoltà occorse nella loro giovinezza, la loro voglia di andare a scuola e, successivamente, all’Università (ai tempi, con i genitori da aiutare, non era per nulla scontato).

I miei non si sono mai comprati vestiti di marca, non hanno mai fatto un viaggio, quando eravamo piccoli, senza portarci dietro, hanno sempre pensato in primis al nostro futuro. Di questo e di tanto altro sono profondamente grata perché mi hanno consentito di proseguire il mio percorso, anche nei momenti più difficili.

Non sono perfetti, neanche io lo sono, nessuno di noi lo è. Mi piace pensare, però (e ne ho avuto di recente conferma), che, come per loro, lealtà e onestà intellettuale siano i principi guida di altre persone. Le persone leali le vedi nei momenti cruciali, in particolare quelli critici, perché il loro interesse è fare il tuo bene. Che, nella vita di tutti i giorni, si declina a livello familiare e professionale. Essere leali non significa immuni dagli sbagli. Chi ha voglia di fare, chi vive intensamente, chi agisce mosso da ragioni profonde e non da interesse non è immune agli sbagli, anzi, ne è maggiormente soggetto. La voglia di cambiare il mondo, le cose, ti spinge a dare fiducia agli altri, in un’ottica di apertura e di collaborazione. E’ proprio in questo modo che capisci di chi puoi fidarti e di chi no.

Mi hanno sempre affascinata le figure che mirano a un cambiamento, che agiscono per esso e non solo per conservare il proprio status quo. Il cambiamento implica sempre mettersi in gioco, in discussione.

I social possono costituire un punto di partenza per divulgare il cambiamento, anche se siamo ormai abituati a leggere più insulti e critiche che proposte, idee, momenti di condivisione e anche di leggerezza.

Tutto diventa terribilmente pesante e tutti si sentono in dovere di salire in cattedra per esprimere il proprio giudizio su tematiche delle quali, spesso, conoscono poco o nulla.

Tre mesi fa, tramite il mio “gancio” Fabio (che ringrazio) ho avuto la possibilità di conoscere Oscar Di Montigny nel corso di un incontro con i giovani in Veneto e insieme abbiamo parlato di molti argomenti, non solo professionali.

Quello che mi piace raggiungere nelle mie interviste (anche se, non essendoci tagli, spesso seguo semplicemente il “flow”) è la totale spontaneità, andare oltre a ciò che è già stato scritto di quella persona (a volte neanche leggo tutto quello che trovo in rete per non farmi condizionare).

Cerco la verità, anche se qualche filtro è normale subentri nell’interlocutore.

Chi è l’uomo oltre il personaggio? Con Oscar ho fatto questo, ho parlato del suo essere un marito innamorato da anni della stessa donna (bellissimo esempio), un padre di ben cinque figli (quattro femmine e un maschio), un manager di un importante gruppo bancario italiano, uno scrittore (il suo ultimo libro, “Il tempo dei nuovi eroi”, è stato tradotto anche in spagnolo), un conduttore di un programma radiofonico e, soprattutto, ideatore di quella che viene definita Economia 0.0, oltre che autore del blog “Riflessioni per il terzo millennio”.

“Rimettiamo l’uomo al centro di tutti i processi”: questo il messaggio di Oscar che invita ognuno di noi ad assumersi le proprie responsabilità facendosi carico di tematiche comuni, partendo in primis dal proprio piccolo.

Riflessione e crisi sono per Oscar due punti fondamentali. La crisi, in particolare, viene considerata un momento critico in cui bisogna agire per dare il proprio apporto.

Del suo libro mi ha colpito particolarmente un passaggio, sulla felicità, che vi voglio riportare:

“Mi parve tutto improvvisamente chiarissimo: questo posto in cui viviamo è un luogo in cui siamo tutti destinati a una perenne e costante oscillazione tra la felicità e l’infelicità. (…) Ma questa battaglia è logorante e soprattutto illusoria poiché ciò che chiamiamo felicità sempre più frequentemente si rivela, una volta ottenuta, l’esatto contrario, dato che innesca in maniera automatica il processo della nostra dipendenza da essa. Io non volevo dipendere da niente e da nessuno, nemmeno dalla felicità”.

Oscar si è espresso anche sui social e l’uso del cellulare: “Per lavoro lo utilizzo moltissimo. Mia moglie non è affatto social, ama solo seguire l’NBA. Questa dimensione mi ruba molto tempo e, per uno che lo fa meno, si fa fatica a distinguere se tu stia usando quel tempo o lo stia perdendo. Il suggerimento che mi sento di dare, anche se non sono un eccellente esempio, è: tenete il telefono fuori dalle stanze”.

La nostra intervista si è conclusa parlando di entusiasmo, il filo conduttore del mio blog: “L’entusiasmo è ciò che maggiormente occorre a questo pianeta. Credo che la divinità che ci debba abitare oggi siano dei grandi valori universali”.

Il cambiamento, insomma, parte da noi. E tu, sei pronto per il cambiamento?

 

#unamammaperreporter #entusiasmocontagioso

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