Nel 2017 è nato il mio blog “Una mamma per reporter”, per raccontare storie di talento e di coraggio, ma anche di disabilità non percepita come limite e di tutte le famiglie che affrontano con tenacia le difficoltà dei propri figli creando delle vere e proprie reti di sostegno sul territorio.
Questo percorso è iniziato per non “perdere” le storie che avevo incontrato e raccontato nei miei otto anni in televisione.
Ho sempre pensato che le notizie positive fossero importanti e potessero fungere da esempio; così ho cercato di individuare chi, anche attraverso i propri errori e cadute, potesse costituire non un personaggio, non un modello di perfezione, ma una persona di cui scoprire il percorso. Qualcuno in cui immedesimarsi.
Ho sempre avuto passione e interesse per questo tipo di storie, in particolare per il lavoro svolto dalle associazioni sul territorio.
Nel 2008, quando curavo la rubrica “Perle di solidarietà” per “Il Friuli”, ne ho raccontate diverse.
Continuerò a farlo qui. Abbiamo bisogno di speranza, di sentirci uniti seppur nella distanza.
Oggi voglio parlare di un talento nostrano, un’attrice molto giovane, ma che si sta facendo conoscere per le sue capacità a livello nazionale. Una persona umile, dalla bellezza eterea: lei è Demetra Bellina, 24enne udinese, attualmente seguita dall’agenzia di consulenza artistica “Volver” di Roma.
E questo è quello che mi ha raccontato:
1) Buon pomeriggio Demetra, iniziamo l’intervista con #le10cose che desideri fare quando potrai uscire di casa. Qual è il tuo personale elenco?
10 cose sono tante!
Sicuramente voglio vedere, per prima cosa, il mio ragazzo, che vive a Roma, vedere mia nonna, e cugine e zii e amici. Poi voglio tornare a girare la serie che è stata interrotta per l’emergenza, fare una passeggiata in campagna, che la vedo dalla finestra da un mese, vorrei avere un gatto, e fare passeggiate in montagna. Passeggiare un po’ ovunque insomma, ma non le grandi città piene di gente, quelle non mi mancano. La bellezza di Roma mi manca, ma non il caos e il nervosismo. Spero che queste cose si ripresentino in una forma diversa quando potremo tutti uscire.
2) Come vive questo periodo di fermo chi, come te, veicola arte? E come si adeguano gli attori ai vincoli, giustamente posti, per motivi di sicurezza?
Purtroppo nessuno di noi può lavorare, come quasi tutti i settori. Questo periodo spero sarà utile per creare nuove storie, avere delle nuove idee che portino un po’ di luce e speranza. Io sto cercando di migliorare me stessa in questo tempo che ho da impiegare, non solo come capacità, ma anche e soprattutto all’interno, attraverso la meditazione.
3) “Tutta colpa di Freud”, “La vita promessa 2”, “Dimmi di te”, “Non uccidere 2”, “Di padre in figlia”: hai preso parte a differenti produzioni per la televisione. Quale ruolo è stato più complesso da interpretare?
Credo che siano stati tutti ruoli importanti per me, mi sono impegnata ugualmente in tutti i lavori che ho fatto, che fosse un cortometraggio, uno spettacolo a teatro o appunto una serie tv. Direi che una delle cose più difficili che ho fatto è stato il mio primo ruolo in tv, in “Di padre in figlia”, perché non sapevo quasi niente, recitare sì, avevo studiato, ma era la prima volta che mettevo piede su un set.
4) Sei molto giovane (24 anni) e ti sei spostata da Udine a Roma per inseguire il tuo sogno. Che difficoltà hai avuto nell’ambientarti nella grande città?
È stato un cambio di vita, avevo 19 anni e ho abitato sempre in Friuli, viaggiato pochissimo, e c’erano molte cose che non sapevo sulla vita pratica. È stato difficile ambientarmi, ma non me ne sono nemmeno accorta razionalmente, perché c’era molto entusiasmo e speranza.
5) Come ha vissuto, la tua famiglia, la scelta di diventare attrice? Quali consigli ti hanno dato i tuoi cari?
All’inizio non erano d’accordo, avrebbero voluto che facessi l’università, ma io ero sicura che avrei fatto questo. Non c’era nient’altro che volessi fare.
6) Quali sono il tuo film e attore/attrice italiano preferiti?
Devo confessare che ho visto molti più film americani che italiani. Ho una passione per i film degli anni 50-60, il mio film preferito in assoluto è “Easy Rider”. Come italiano direi “Giulietta degli spiriti” di Fellini. L’attore che preferisco è Elio Germano.
7) Che momento sta vivendo il cinema italiano? (intendo prima dell’emergenza coronavirus)
Credo che ci siano delle idee nuove, molti stanno provando a fare generi mai visti in Italia, prendendo attori sconosciuti, registi al primo film…insomma, credo si stia cercando di sperimentare di più.
8) Che ricordi hai della tua partecipazione a Sanremo 2019, nel ruolo di attrice protagonista della canzone di Irama “La ragazza con il cuore di latta”?
La cosa più bella è stata vedere quante persone hanno reagito positivamente al video. Non me lo aspettavo davvero, non perché non sapessi quante visualizzazioni avrebbe fatto, ma perché c’è stata molta empatia per il tema che la canzone trattava. E poi il palco di Sanremo è pazzesco.
9) Quanto sono importanti, per te, le tue origini e radici del Friuli Venezia Giulia?
Le radici sono fondamentali. È il posto in cui sono nata e cresciuta; all’inizio vivevo in un paese molto piccolo, non c’erano altri bambini, ma c’era tantissima campagna. Le scuole le ho fatte a Udine, però. Non c’è nessun altro posto che mi piaccia così tanto, solo quando sono stata in Brasile ho provato una sensazione simile.
10) Pensi che questa difficile esperienza che stiamo vivendo (in primis, i pazienti e le loro famiglie e tutte le persone che operano in prima linea per noi, in ambito sanitario, ma anche chi garantisce l’approvvigionamento dei beni essenziali e i giornalisti che si adoperano per diffondere informazioni utili alla cittadinanza) sia destinata ad apportare un cambiamento al nostro modo di vivere, di relazionarci al prossimo e alla natura, di dare nuove priorità alla nostra esistenza, anteponendo l’essenza all’apparenza?
Spero che ci sia almeno questo lato positivo. Tutte queste persone rischiano molto, stanno in prima linea, e spero che si cominci ad avere più rispetto per tutte le categorie dei lavoratori. Spero che ci si sia accorti che se manca una qualsiasi categoria di lavoro che viene data per scontata manca un pezzo di società. Spesso ci si dimentica che dietro ogni lavoro c’è una persona, che dietro ogni persona c’è un mondo simile al nostro.
11) Cos’è per te l’entusiasmo, che è il filo conduttore del mio blog (non a caso ho scelto come hashtag #entusiasmocontagioso quando l’ho ideato) e come riscoprirlo anche in momenti complessi come questo?
È dura avere entusiasmo nelle situazioni difficili. Ora è difficile per tutti, è un momento storico unico. La cosa che sto facendo è concentrarmi su cose da fare e da creare, di sentire magari l’ansia o la paura per la situazione, e dargli un nome e un posto, per avere, invece, uno spazio libero dove potermi entusiasmare senza essere schiacciata, pensando a quando si potrà uscire e ci sarà fervore ed emozione per cose che prima sembravano normali.
Grazie per la disponibilità Demetra, speriamo di vederci presto, dal vivo.
[La foto di copertina è di RICCARDO RIANDE]